- è auspicabile arrivare ad una
normalizzazione delle tipologie da seguire
nell'impiego delle barriere e dei limiti da
imporre per le varie classi per abbassare il
rischio delle lesioni più gravi. A questo scopo
uno scambio organizzato su base di omogeneità
dei dati disponibili presso tutti gli enti
internazionali preposti alla sicurezza
autostradale dovrebbe contribuire a migliorare
sensibilmente la sicurezza passiva.
Materiale e metodo
Per poter realizzare un programma di ricerca
che non si può e non si deve limitare alle sole
due prove effettuate, è stato innanzitutto
necessario stabilire alcuni punti di
riferimento, sia per avere una coerenza con
attività similari svolte in altri paesi, sia per
avere una garanzia nel futuro sulla omogeneità
dei dati raccolti e sulla loro affidabilità. Il
primo punto è stato quello di stabilire quali
sono le normative vigenti in materia e quali
prospettive legislative soprattutto per gli
aspetti nazionali. Le specifiche di riferimento
attualmente disponibili per gli scopi di questa
ricerca e che danno alla materia degli impatti
su barriere un adeguato rigore scientifico sono
essenzialmente due:
- la norma Europea pr EN 1317
- la specifica statunitense NCHRP Report 350
recentemente con decreto legge 223 del 18/02/92
e successive modificazioni aggiornamento del
15/10/1996 anche l'Italia dispone di una
normativa sulla materia. I requisiti previsti
nelle specifiche applicabili riguardano
essenzialmente la massa del veicolo, le
caratteristiche geometriche dello stesso ed in
particolare l'altezza da terra del baricentro,
la velocità e l'angolo d'impatto. Le
accelerazioni riscontrabili sul veicolo e quelle
trasferite sugli occupanti rappresentano i
parametri da controllare. Nel caso specifico di
questa ricerca, sia pure nella limitazione del
tempo disponibile, è stato deciso di effettuare
due prove su due tipi di barriere significative
delle classi attualmente impiegate e
precisamente:
- barriere in acciaio a tripla onda 3n;
- barriere New-Jersey in calcestruzzo
prefabbricato.
Entrambe le barriere sono del tipo
spartitraffico e di alte prestazioni per quanto
concerne il contenimento. La scelta della
vettura è ricaduta in una tipo utilitaria, la
Peugeot 205xA, in considerazione della sua larga
diffusione e soprattutto in quanto la stessa
ottempera alle specifiche prima citate e prese a
riferimento per questo studio, sia in termini di
massa che di altezza del baricentro dal suolo.
Le due prove effettuate una per ogni barriera
sono state eseguite in condizioni di perfetta
omogeneità con una velocità di impatto di 100
Km/h ed un angolo di impatto di 20°. Le due
prove sono state eseguite sistemando
nell'abitacolo un manichino antropometrico del
modello Hibrid II che è stato montato e
strumentato una volta al posto del passeggero
per la prova di impatto sulla destra ed una
volta al posto del conducente per la prova di
impatto sulla sinistra. La norma in effetti
prescrive che il manichino debba essere
posizionato nell'automobile dal lato
dell'impatto. Allo scopo di sfruttare al massimo
l'esperienza acquisita nel settore e di
stabilire presupposti per futuri programmi,
anche con scambi di informazione, è stata
chiesta la collaborazione del laboratorio
francese L.I.E.R. di Lione dove sono stati
fisicamente effettuate le prove e discussi i
risultati ottenuti. I parametri caratteristici
da seguire e valutare in una prova d'impatto
contro barriera sono molteplici ed includono sia
velocità ed accelerazioni riscontrabili sulla
vettura e sul manichino che gli indici di
deformazione di alcune parti significative come
il cruscotto, paraurti ecc. della vettura. Ai
fini di questo studio è stata data maggiore
importanza all'aspetto delle accelerazioni
riscontrabili nei vari punti della vettura e del
manichino integrando i risultati con un esame
quantitativo e qualitativo per quanto riguarda
la valutazione dei danni subiti dalla vettura e
dalla barriera nell'urto e gli spostamenti
subiti dal manichino nell'abitacolo. Questo
esame combinato teorico-sperimentale ha permesso
di trarre alcune considerazioni che permettono
di stabilire dei concetti base per quanto
riguarda il comportamento dell'occupante
l'autovettura nell'urto e le lesioni alle quali
egli è esposto. Per procedere per gradi ad un
programma di ricerca impostato su nuove basi che
permettono di includere nelle specifiche di
valutazione degli impatti su barriere anche i
danni ai quali è esposta la persona, è stato
necessario approfondire come prima cosa il
confronto delle normative applicabili. L'aspetto
delle accelerazioni subite dal veicolo nell'urto
è stato preso come parametro di base per
eseguire il confronto sopra citato nel senso che
i valori massimi accettabili per le
accelerazioni lungo i tre assi di riferimento o
la combinazione delle stesse ci permettono di
valutare il grado di sicurezza raggiungibile nei
vari casi.
Comportamento della vettura nell'impatto
Nelle prove effettuate è stato possibile
studiare il comportamento della vettura, sia in
termini di traiettorie che di velocità ed
accelerazioni. I dati significativi si possono
riassumere e commentare come segue:
- le accelerazioni rilevate lungo i tre assi
presentano sensibili differenze nelle due prove
effettuate con accelerazioni maggiori nelle
direzioni y e z.
- i picchi delle accelerazioni a fronte dei
tempi presentano valori che meritano successivi
approfondimenti; i danni subiti dalla vettura
nell'impatto sul lato destro della stessa e
quindi con il manichino al posto del passeggero
possono essere ascrivibili nella fascia di
normale incidentistica.
Tutta la fiancata destra ed in particolare la
parte anteriore destra sono risultate
danneggiate, dal gruppo ottico, al parafango,
alla ruota anteriore, al parabrezza ed ai vetri
laterali. In questa prova ci si riferisce
all'impatto sul lato destro della vettura contro
barriera in acciaio del tipo 3n. E' stato utile
anche segnalare i danni che ha subito la
barriera stessa. La collisione ha creato una
rientranza della barriera lungo il nastro per un
tratto di circa 7,5 m. e con una freccia max di
15 cm.: i dissipatori di energia hanno subito la
rottura programmata dei diaframmi necessari per
l'assorbimento dell'urto, risultando:
ASI = 0,95 e =
19,8g come si evidenzia dai tracciati
accelerometrici. ASI=Acceleration Severity Index
come verrà successivamente discusso. Nella prova
effettuata sul lato sinistro della vettura, su
barriera in calcestruzzo del tipo New-Jersey, e
quindi con il manichino strumentato al posto di
guida, i danni subiti dalla vettura nella prima
fase di impatto non sono stati molto diversi da
quelli relativi alla prima prova. E' da
segnalare però che in questo caso si sono
verificati una serie di cappottamenti che hanno
ulteriormente danneggiato le due fiancate della
vettura. I danni che ha subito la barriera in
questo caso confrontati con quelli relativi alla
barriera in acciaio possono essere evidenziati
da una minore rientranza (2,5 cm. a fronte dei
15 dell'altra) e di una maggiore zona
interessata al contatto barriera-vettura (12,4
cm. a fronte dei 7,5 precedenti) dimostrando
minore assorbimento di energia con un valore:
ASI = 1,34 e =
25g come evidenziato dai tracciati
accelerometrici. E' anche da segnalare che in
nessuno dei due casi si è verificata la rottura
di elementi della barriera o il superamento del
veicolo della barriera stessa.
Comportamento
dei manichini
Lo scopo di questo studio per quanto riguarda
il comportamento del manichino crea fra le altre
esigenze quella di rilevare alcune anomalie
specifiche dei movimenti e rotazioni che subisce
lo stesso nelle evoluzioni dell'impatto. A parte
i valori delle accelerazioni rilevate in alcune
parti significative del corpo l'atteggiamento è
stato concentrato sui movimenti e a questo
riguardo si possono fare le seguenti
considerazioni:
- nella prova effettuata sul lato destro della
vettura, il manichino, che simulava il
passeggero, ha evidenziato una significativa
inclinazione laterale del tronco verso la parte
opposta dell'impatto ed uno spostamento degli
arti inferiori verso lo sportello, pur rimanendo
ben in posizione il bacino, contenuto dalla
fascia addominale della cintura di sicurezza;
- nell'impatto sulla barriera in calcestruzzo, e
quindi sul lato sinistra della vettura, il
manichino, sistemato nella posizione del
conducente, manifestava un marcato
sbilanciamento del tronco verso lo sportello e
un'evidente ammaccatura della testa in regione
fronto-parietale sinistra, segno dei
cappottamenti subiti dalla vettura in
conseguenza dell'impatto sulla barriera.
Le due prove, pure con le differenze evidenziate
sopra, hanno dato una chiara indicazione
dell'effetto delle componenti laterali delle
accelerazioni e di questo bisogna tener conto
nello stabilire i limiti da prevedere negli
impatti in termini di velocità o nei meccanismi
laterali come verrà successivamente specificato.
Conclusioni
Lo studio effettuato si è dimostrato valido e
interessante sia in prospettiva di quanto si
dovrà ancora fare sia nei termini di
applicazione delle procedure e normative finora
disponibili. Gli aspetti più significativi
possono essere sintetizzati come segue:
A) Tra i parametri prescelti nella
registrazione dei dati caratteristici
dell'impatto su barriere riveste una particolare
importanza l'indice di severità
dell'accelerazione (ASI) così come previsto
dalla specifica europea, oggi estesa anche agli
USA, pr EN 1317 ASI=dove
ax, ay e az sono le componenti delle
accelerazioni, espresse in g., nelle direzioni
x, y e z. Questo parametro prevede valori ? 1
per le condizioni di maggiore sicurezza per gli
occupanti ma può essere accettato fino a livelli
di 1,4 per condizioni di sicurezza inferiori. A
fronte di questo limite è da sottolineare che la
normativa nazionale accetta dei valori singoli
delle accelerazioni lungo gli assi x, y e z di
20, 10 e 6 g rispettivamente con un limite
globale dato da:
<o=23,15.
La discrepanza ha i valori massimi accettabili
nelle due metodologie appare evidente e la
necessità di approfondire la materia è ancora
più evidente.
B) Le due normative citate in questo studio
oltre a quella specifica dell'accelerazione
massima combinata prima evidenziata non fanno
riferimento al tempo di persistenza delle
accelerazioni sul distretto del corpo in esame.
Un esame più approfondito porterebbe a valutare
l'integrale accelerazione-tempo valutandone
anche gli effetti. In particolare ai fini delle
concussioni celebrali l'inerzia delle masse
mobili nella scatola cranica risente dei tempi
di applicazione delle forze. D'altra parte
queste considerazioni sono ben note negli studi
di biomeccanica, occorre solo allargare la
fascia di parametri da tener conto nella
valutazione di impatti su barriere;
C) l'analisi dei valori delle tre componenti
delle accelerazioni unitamente alle evidenze
riscontrate nei movimenti e rotazioni sul
manichino subite nell'impatto richiedono un
approfondimento per i danni alle persone.
In particolare la componente dell'accelerazione
trasversale è la maggiore responsabile delle
lesioni che possono essere causate sia
nell'impatto contro le strutture che nei
fenomeni di sollecitazione dovute alle forze di
energia. Il problema del colpo di frusta sulla
tipologia delle accelerazioni laterali richiede
ancora più attenzione come è stato evidenziato
nella conferenza tenutasi in Aprile in occasione
del 50 ° anniversario della costituzione della
SARA Assicurazioni.
D) La necessità di approfondire il problema
degli impatti su barriere autostradali appare
opportuno sotto diversi punti di vista come è
già stato accennato in questo studio. Se si
vuole utilizzare l'esperienza maturata bisogna
fare in modo che i risultati acquisiti siano
omogenei e per far questo bisogna stabilire una
base comune delle specifiche e normative
applicabili.
La necessità di approfondire il problema degli
impatti su barriere autostradali è stata anche
sentita in ambito comitato tecnico nazionale per
la sicurezza stradale dell'Associazione Mondiale
della Strada nell'ambito del Ministero dei
Lavori Pubblici ove anche l'ACI è presente. A
questo proposito il decreto legge 223 del
18/02/92 ed aggiornamento del 15/10/96 deve
essere discusso anche alla luce di queste
considerazioni ma la necessità di scegliere una
sola normativa appare evidente; allo stato
attuale sembrerebbe che verosimilmente quella
europea, presentando limiti di maggior
sicurezza, è la più idonea.
Ing.Luigi Cicinnati / Prof. Andrea
Costanzo